Description
Ti svegli la mattina e osservi la Langa del Sole dalla cima di un bricco. Il cielo è solo una striscia azzurra dominata dall’impeto delle colline che spingono l’aria tersa verso l’alto, in un angolo, dentro un anfratto, attraverso gli spazi impercettibili tra una foglia e l’altra di roverella, tra un ramo secco ed uno ancora verdissimo di un nocciòlo che non vuole arrendersi all’autunno.
Non è solo il cielo ad attrarre lo sguardo. È la superficie accarezzata dal sole. Verde cupo, verde chiaro, verde-rosso, verde-giallo, smeraldo e amaranto: è il «mare» burrascoso delle colline, che si sono pietrificate in onde screziate dai pàmpini, esplose in boschi di profondissima quiete intervallati ogni tanto da campi aperti, che brillano come monete d’oro fra ciottoli di fiume. Lo sguardo è definitivamente conquistato dallo straordinario, dall’esotico, dall’eccezionalità rurale e panoramica di un luogo che non ha tradito le proprie radici e pulsa di vita ancestrale.
Qui interessa ciò che è sotto, ciò che è dentro. I sentieri che portano ai rivi, le mote autunnali, le foglie di quercia, la calcina delle capezzagne che si alza a stormi ogni volta che è calpestata. Si è sempre sotto, dentro, in mezzo alla Langa del Sole, queste colline che ti costringono ad avere un corpo, a percepire la forza selvaggia della vita in ogni tralcio, in ogni ramo, in ogni animale selvatico, dentro e fuori le pietre, apparentemente immobili, di ogni paese, di ogni cascina, di ogni luogo che le genti di questi posti, un po’ schive ma sempre accoglienti, chiamano “casa”.